In questo post vorrei cercare di rendere reale per tutti i lettori la ferocia, la cattiveria, il senso di paura, sgomento e frustrazione che un attacco di panico può causare in una persona, vi voglio raccontare cercando di descrivere ogni tipo di sensazione che ebbi quel giorno. Chi non ne soffre si deve impaurire chi ne soffre deve gioire perchè non è solo e perchè sa cosa significa per noi sapere che c'è qualcuno che prova le stesse cose.
Uscivo da una società informatica disastrata e avevo stipulato una nuova attività con un nuovo socio per lavorare come partner di una grossa multinazionale. Il vecchio socio mi aveva reso la vita impossibile per sei anni facendomi odiare l'attività e il lavoro ora mi trovavo meglio ma avevo ( e ho ) una rabbia sopita che mi mangiava dentro.
Nel mio lavoro sono costretto a stare molto tempo in macchina e da circa un mese soffrivo di un dolore continuo e fastidioso all'avambraccio sinistro, era un periodo di molto lavoro , ero fuori spesso e facevo moltissimi chilometri.
Sono stato sempre criticato/invidiato per il mio lavoro in quanto effettivamente mi sposto molto ma riesco ad avere anche molto tempo libero e grazie a Dio guadagno bene, i miei amici spesso mi prendono in giro per questo e continuamente mi dicono "non fai mai un cazzo e guadagni troppo mentre io...", non mi è mai piaciuta questa frase e di sicuro anche queste dicerie hanno contribuito ad aumentare la mia frustrazione.
Nota dolente mio padre, lo adoro ma certe volte mi fa incazzare come una iena e soprattutto in quel periodo con le sue continue critiche sul mio stato fisico, è vero avevo smesso ogni tipo di attività sportiva ma farmelo pesare continuamente non migliorava il mio periodo di stress.
Mia moglie, dopo il parto un periodo di forte depressione, lavoro pesante con molte ore fuori casa, io occupato a fare il papà e a tenere decentemente a posto la nostra abitazione, contentissimo di dare una mano, ma, ora le donne mi odieranno, il ruolo è sbagliato, un uomo non riesce a fare la donna per molto tempo ( lo faccio tutt'ora solo che ho cambiato un pò di cose ) e un'altra mattone nel muro di stress.
Un giorno di febbraio mi comunicarono la morte di un mio zio, io non sono molto attaccato ai parenti, vuoi per la lontananza vuoi per il mio carattere, considero la mia famiglia molto ristretta, del tipo: al di fuori dei miei genitori e dei miei nonni non c'è nessun altro. In teoria questa morte non avrebbe dovuto toccarmi più di tanto, di sicuro volevo bene a mio zio ma non credevo diventasse la fatidica goccia che fa traboccare il vaso. La sua morte non fu delle migliori, dopo un pranzo in famiglia era uscito come tanti altri giorni e come sempre passava davanti ad una panchina nella sua via solo che questa volta quella panchina si rivelò il suo letto di morte a causa di un infarto fulminante.
Se avessi potuto leggere questa storia un giorno prima dell'attacco di panico avrei capito cosa c'era che non andava, sarei riuscito a non farmi spaventare.
Vabè, domani continuo... fine primo tempo
giovedì 21 agosto 2008
Primo ( parte 1 )
Etichette: DAP - Storie mie
Pubblicato da C1B3R alle 00:36
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