sabato 13 settembre 2008

Vacanza

Finalmente dopo molto tempo è arrivato il momento di andare in ferie... Me ne vado con la mia famiglia ad Ibiza per 15 giorni, quando torno avremo l'inverno davanti e riprenderò a scrivere come prima... ciao ciao

lunedì 8 settembre 2008

Pausa

Purtroppo ho un periodo pienissimo e non posso dedicare molto tempo al blog, cercherò di postare notizie varie prese dal web ma non credo che avrò tempo di mettere storie mie... a presto ;)

martedì 2 settembre 2008

Famiglia

Ho una moglie e una figlia stupenda, passo ore fantastiche con mia figlia, passo ore fantastiche con mia moglie, ma quando le ho tutte e due vicine mi sento soffocare, vorrei avere tutto il tempo per me e stare lontano chilometri da loro e da tutti per non essere disturbato. Di sicuro queste sensazioni mi si sono accentuate dopo gli attacchi di panico, perdo la pazienza molto prima ma non in modo cattivo o sgarbato, tendo soprattutto a dire immediatamente come la penzo magari facendo anche rimanere male la mia partner. Credo che questo comportamento sia un bene a volte perchè mi libera immediatamente del peso ma in compenso suscita in me sensi di colpa che mi rendono triste. Oltretutto ultimamente non riesco proprio a stare in casa, ho bisogno di uscire di divagare e quando non lavoro mi butto nello sport o nello scrivere... Ho dei dubbi su questo mio comportamento, non sono riuscito ancora ad analizzare bene da cosa proviene, devo studiarmi un pò ma come ci provo i miei pensieri divagano su soluzioni che non mi portano a nulla.

lunedì 1 settembre 2008

Omeosinergetica

La medicina omeosinergetica rappresenta il punto di arrivo e la sintesi di numerose tecniche terapeutiche, in quanto tiene conto della tradizione omeopatica classica, dell’omotossicologia tedesca, della medicina ayurvedica indiana, dell’agopuntura cinese, della floriterapia di Bach, ed utilizza rimedi omeopatici complessi, strutturati secondo una strategia operativa che considera l’individuo come unità anima-mente-corpo, e lo porta ad attuare un processo di consapevolezza, che rappresenta l’unico modo per giungere alla guarigione.

Essa parte dal presupposto, come la maggior parte delle medicine non convenzionali, che non è più possibile considerare l’uomo alla stregua di una macchina divisa in vari settori, ma occorre valutarlo come un essere vivente unico, animato da uno spirito che lo permea e lo anima, e che può essere riequilibrato energeticamente adottando le forme terapeutiche più antiche, che sono bagaglio ancestrale dell’umanità nel corso della storia. Solo in tal modo l’essere umano può arrivare all’accettazione di comportamenti armonici alla consapevolezza ed al ritrovamento di se stesso, attraverso il riconoscimento dello spirito che dimora in ognuno come energia di vita.

La nuova definizione della salute e della malattia non è ancorata ad una base materiale ed unidimensionale, ma si muove su un livello spirituale e multidimensionale, sostituendo l’approccio analitico convenzionale con una visione sintetica ed olistica. L’obiettivo di questa nuova medicina psicospirituale, creata dal Dr. Luigi Marcello Monsellato e definita omeosinergetica, è la trasformazione del malato da passivo ad attivo, da vittima a creatore responsabile del suo stato di salute e della sua guarigione, da soggetto che “si lascia vivere” ad arbitro e padrone del suo destino.

L’essenza della medicina omeosinergetica è la CONSAPEVOLEZZA. Per questo, la medicina omeosinergetica è la medicina della consapevolezza. Il medico omeosinergetico ha un grande compito sulla Terra perché sa che la guarigione vera avviene nell’anima solo attraverso la consapevolezza della nostra realtà divina e l’adesione con la coscienza al nostro programma animico.

Fonte: http://www.medicinaomeosinergetica.net/

domenica 31 agosto 2008

Arte

Katsushika Hokusai


sabato 30 agosto 2008

Pensiero

Mi aspetto continuamente che succeda qualcosa... è orribile passare le
giornate con questo pensiero, occupo la mente per non pensare ma lui è sempre con me...


mercoledì 27 agosto 2008

Vivere

Innanzitutto vorrei scusarmi per questi periodi in cui non scrivo molto ma sono pieno di lavoro... veniamo a noi.
Molte volte penso alla depressione a all'ansia come una sorta di omaggio della vita, una cosa positiva insomma... si lo so sono arrivato alla frutta... però provate a pensare ai momenti di felicità, almeno nel mio caso quando esco dal periodo down e passo giorni senza pensieri riesco veramente ad assaporare il piacere di vivere e di essere felice anche con poco. Vivere è fantastico in questi casi e anche il solo lavorare o starsene in poltrona davanti alla tv ha un sapore diverso. Naturalmente se viviamo l'UP con molta felicità abbiamo di conseguenza i DOWN più assurdi, come in tutte le cose il bello e il brutto si equiparano... per noi con più forza.
Ho notato che il tenersi impegnati continuamente serve moltissimo per prolungare i periodi di felicità, molta gente iperattiva è di sicuro più felice di noi che ci demoralizziamo della vita, tiriamo su la testa e inventiamoci cose nuove da fare in ogni momento in modo da arrivare spossati la sera, senza forze, senza il pensiero di andare a dormire e rimanere svegli a rimuginare sul nostro stato, con la voglia solo di chiudere gli occhi e dormire tranquilli.

A presto

Tai Chi Chuan

Tai chi chuan: una possibilità di libertà
Tai Chi: parola per molti impronunciabile………
in alcuni può evocare memorie del lontano oriente,
atmosfere silenziose e ovattate dove si aggirano figure di maestri dotati di incredibili poteri…….
Per altri è solo un suono simile a uno starnuto.
Che cos'è esattamente?
Una danza?
Una meditazione in movimento?
Un'arte marziale?
Tutto questo e molto di più.
Quale potrebbe essere una buona motivazione per iniziare un "viaggio al centro del corpo", basato su un metodo che non sembra avere molto a che fare con noi occidentali?

Il fatto che ci conduca a nuovi e diversi modi di "fare"... le cose che già sappiamo fare.
Abbiamo un corpo: sappiamo camminare, sappiamo muoverci, viviamo. Ma come? Dove siamo mentre la vita si fa in noi?
Flessibilità, pazienza, leggerezza, ascolto, efficacia, armonia, serenità profonda sono alla base di una lenta ricerca, una ricerca che tende a un rapporto equilibrato tra corpo e mente, quella ricerca, continuamente perfezionabile, che si chiama Tai Chi Chuan.
La parola Tai Chi Chuan è composta di tre ideogrammi: Tai significa alto, massimo, estremo. Chi significa sommità, la trave più alta, polo. Chuan si traduce con metodo marziale. Il Tai Chi Chuan può essere praticato da tutti e a tutte le età come ginnastica dolce che rilassa e tonifica il corpo e calma la mente. Le tecniche di rilassamento e di respirazione eseguite durante la concatenazione dei movimenti consentono lo svilupparsi della forza interiore, chiamata "Chi", che i maestri contrappongono alla forza muscolare, considerata nettamente inferiore e limitata.

Il che non significa che i muscoli non servano ovviamente, ma si tratta di diventare "fuori morbidi come il cotone, dentro duri come l'acciaio", e questo può servire nella vita, non solo in palestra!! Per questo il Tai Chi Chuan è un metodo di trasformazione. Il Tai Chi Chuan si pratica , perché per conoscere se stessi è necessario conoscere, sentire, ascoltare anche gli altri, gestendo e lasciando passare l'aggressività che spesso disconosciamo e che continuamente ci coinvolge e ci danneggia. Ritrovare il piacere di un gesto naturale, come quello dei bambini, un gesto dell'essere... in un mondo dove rispetto al corpo (e non solo) regna sovrana la confusione tra l'essere e l'avere.

Il ritmo eguale e l'estrema lentezza con cui sono ripetuti i movimenti di rara precisione, elastici e leggeri, portano coloro che stanno praticando a uno stato di meditazione. Il ritorno al "Principio Primo" si effettua attraverso il "Soffio" che guida il movimento; il pensiero guida ma non interviene, c'è ma non c'è.
L'osservatore occidentale che assiste allo svolgimento del Tai Chi Chuan, stenta a credere che si tratti di un'arte marziale. Reazione non dissimile da quella dei giovani cinesi, i quali preferiscono dedicarsi a sport più combattivi o aggressivi.

Le persone che dicono di non condividere l'uso della forza e della violenza difficilmente si avvicinano alle arti marziali, nonostante queste siano nate come discipline o vie per la realizzazione e l'integrazione dell'individuo. La ragione? La ragione potrebbe dipendere da un'idea errata che si è formata in occidente sulla base di informazioni non precise e distorte (stampa, tv, cinema) oppure su tendenze o mode alimentate da intenti commerciali (new age, "esoturismi", esoterismi ecc.). Queste persone pensano che arti come il Tai Chi Chuan incoraggino l'uso della aggressività e della prepotenza, ma il Tai Chi Chuan non è sport da combattimento, arte per promuovere la vita, modo per conoscere profondamente se stessi e gli altri e per imparare a rispettare la vita di tutte le cose. Il Tai Chi Chuan è amore per la bellezza interiore: insegna a vincere senza combattere, a cedere senza subire, lasciando passare l'aggressività che troppo spesso fingiamo di non avere.

Armonizzazione

Esistono leggi che regolano il corpo e leggi che regolano la mente: la mente saggia (yi) e quella funzionale (xi). Vi è progresso reale solo tenendo conto di tutti gli aspetti che compongono la vita umana. La meta ultima di ogni ricerca è essere veramente se stessi. Essere veramente se stessi è essere lo spirito universale: amare se stessi e tutte le cose. Amare è lasciar crescere e lasciar che le cose avvengano. Praticando il Tai Chi Chuan ognuno può scoprire la propria natura essenziale attraverso l'armonizzazione di corpo-mente-cuore. Quando si perviene a questo livello, il Tai Chi Chuan si eleva a via di realizzazione spirituale pur mantenendo all'esterno l'aspetto d'arte marziale.

domenica 24 agosto 2008

Arte

Katsushika Hokusai



sabato 23 agosto 2008

PdP

Non disperate, appena ho un pò di tempo finisco anche il racconto del mio primo attacco di panico e riporto tutto in UP per mettere prima e seconda parte insieme, per ora vi voglio parlare della PdP, Paura della Paura. Credo che questa sensazione sia la nostra nemica principale in quanto gli attacchi di panico ci spaventano e terrorizzano a tal punto da indurre il nostro subconscio ad avere continuamente paura che si ripetano nuovamente. Analizzandomi come sempre, io sono la mia cavia, posso dire che il mio malessere continuo è dovuto soprattutto a questo stato vigile che tengo in attesa che accada qualcosa di spaventoso, come la mia paura dei venerdì sera, ho il terrore di rimanere da solo in casa perchè il mio primo attacco di panico è avvenuto di venerdì sera. Questo è lo stato che ci debilita e nel contempo ci rafforza aiutandoci a capire meglio cosa accade in noi, avere paura è importante in questo brutto gioco per creare quegli argini dove far rientrare la piena dell'ansia e della depressione e riportare tutto ad uno scorrere regolare. Non fraintendete le mie parole però, paura non significa essere terrorizzati a tal punto da chiudersi a riccio, dovete sempre contrapporvi alle idee che il vostro subconscio vi suggerisce e che attribuite sbagliate, sapete benissimo che alcune fobie, tipo l'agorafobia di cui parlerò credo nel prossimo post, nascono proprio perchè non si è capaci di affrontare alcune paure. Paura si ma a testa alta... mi raccomando

Approfondiamo

La paura della paura

Il timore di un nuovo attacco è sempre presente e non abbandona
mai: si sviluppa la cosiddetta ‘paura della paura’. Quest’ultima è il risultato
di una serie di sensazioni che vengono interpretate come ‘segnali premonitori di
un imminente disastro’, ovvero di avere un infarto, di perdere i sensi, di
soffocare o di impazzire. Dobbiamo distinguere tuttavia tra la ‘percezione
fisica’ e l’interpretazione che viene fatta dal soggetto. In altre parole, la
sensazione di un aumento del battito cardiaco viene ‘interpretata’ come
l’indicatore di un incombente attacco di cuore, mentre la sensazione della
vertigine viene ‘interpretata’ come incipiente svenimento. Un’altra erronea
interpretazione è quella che si riferisce al vortice dei pensieri e alla
difficoltà di concentrazione che viene ‘interpretata’ come segnale di imminente
‘impazzimento’.


Testo di Giampiero Ciappina
Tratto da: http://www.solaris.it/

giovedì 21 agosto 2008

Arte

Katsushika Hokusai - che ci posso fare mi piacciono molto...

Primo ( parte 1 )

In questo post vorrei cercare di rendere reale per tutti i lettori la ferocia, la cattiveria, il senso di paura, sgomento e frustrazione che un attacco di panico può causare in una persona, vi voglio raccontare cercando di descrivere ogni tipo di sensazione che ebbi quel giorno. Chi non ne soffre si deve impaurire chi ne soffre deve gioire perchè non è solo e perchè sa cosa significa per noi sapere che c'è qualcuno che prova le stesse cose.

Uscivo da una società informatica disastrata e avevo stipulato una nuova attività con un nuovo socio per lavorare come partner di una grossa multinazionale. Il vecchio socio mi aveva reso la vita impossibile per sei anni facendomi odiare l'attività e il lavoro ora mi trovavo meglio ma avevo ( e ho ) una rabbia sopita che mi mangiava dentro.
Nel mio lavoro sono costretto a stare molto tempo in macchina e da circa un mese soffrivo di un dolore continuo e fastidioso all'avambraccio sinistro, era un periodo di molto lavoro , ero fuori spesso e facevo moltissimi chilometri.
Sono stato sempre criticato/invidiato per il mio lavoro in quanto effettivamente mi sposto molto ma riesco ad avere anche molto tempo libero e grazie a Dio guadagno bene, i miei amici spesso mi prendono in giro per questo e continuamente mi dicono "non fai mai un cazzo e guadagni troppo mentre io...", non mi è mai piaciuta questa frase e di sicuro anche queste dicerie hanno contribuito ad aumentare la mia frustrazione.
Nota dolente mio padre, lo adoro ma certe volte mi fa incazzare come una iena e soprattutto in quel periodo con le sue continue critiche sul mio stato fisico, è vero avevo smesso ogni tipo di attività sportiva ma farmelo pesare continuamente non migliorava il mio periodo di stress.
Mia moglie, dopo il parto un periodo di forte depressione, lavoro pesante con molte ore fuori casa, io occupato a fare il papà e a tenere decentemente a posto la nostra abitazione, contentissimo di dare una mano, ma, ora le donne mi odieranno, il ruolo è sbagliato, un uomo non riesce a fare la donna per molto tempo ( lo faccio tutt'ora solo che ho cambiato un pò di cose ) e un'altra mattone nel muro di stress.
Un giorno di febbraio mi comunicarono la morte di un mio zio, io non sono molto attaccato ai parenti, vuoi per la lontananza vuoi per il mio carattere, considero la mia famiglia molto ristretta, del tipo: al di fuori dei miei genitori e dei miei nonni non c'è nessun altro. In teoria questa morte non avrebbe dovuto toccarmi più di tanto, di sicuro volevo bene a mio zio ma non credevo diventasse la fatidica goccia che fa traboccare il vaso. La sua morte non fu delle migliori, dopo un pranzo in famiglia era uscito come tanti altri giorni e come sempre passava davanti ad una panchina nella sua via solo che questa volta quella panchina si rivelò il suo letto di morte a causa di un infarto fulminante.

Se avessi potuto leggere questa storia un giorno prima dell'attacco di panico avrei capito cosa c'era che non andava, sarei riuscito a non farmi spaventare.

Vabè, domani continuo... fine primo tempo

mercoledì 20 agosto 2008

Psicologia

La psicologia è la disciplina che studia il comportamento degli individui e i
loro processi mentali. Tale studio riguarda le dinamiche interne dell'individuo,
i rapporti che intercorrono tra quest'ultimo e l'ambiente, il comportamento
umano ed i processi mentali che intercorrono tra gli stimoli sensoriali e le
relative risposte.
Attualmente la psicologia è una disciplina composita, i
cui metodi di ricerca vanno da strettamente sperimentali (di laboratorio o sul
campo) a etnograficamente orientati (ad esempio: alcuni approcci della
psicologia culturale); da strettamente individuali (ad esempio: studi di
psicofisica, psicoterapia individuale) a metodi con una maggiore attenzione
all'aspetto sociale e di gruppo (ad esempio: la psicologia del lavoro che
impiega i cosiddetti "gruppi focali"). Queste diversità di approccio hanno
causato un proliferare di discipline psicologiche e di matrici culturali che
tendono a sostenere punti di vista diversi.
La psicologia si differenzia
dalla psichiatria, in quanto quest'ultima è una disciplina medica, focalizzata
su un paziente e dei disturbi: lo psichiatra, a differenza dello psicologo o
dello psicoterapeuta, è infatti un laureato in medicina.


Fonte: Wikipedia

Arte

Mica si può sempre parlare di panico, se vi piace l'arte giapponese ve ne farò fare una bella mangiata...


"La Grande Onda" primo della serie Ukiyo-e ( 46 vedute del monte Fuji )

Katsushika Hokusai ( Edo, 1760 – Tokyo, 10 maggio 1849) è stato un pittore giapponese e realizzatore degli Ukiyo-e. I suoi lavori furono un'importante fonte di ispirazione per molti impressionisti europei come Claude Monet.

Hokusai nacque a Edo nel nono mese del decimo anno del periodo Horeki (ottobre-novembre 1760), da una famiglia di artigiani. Suo padre, Nakajima Issai, era un fabbricante di specchi. All'età di diciotto anni, dopo un po' di pratica come intagliatore di legno, entrò nello studio di Katsugawa Shunsho, un pittore e disegnatore di stampe a colori. Il disprezzo per i principi artistici del suo maestro causò la sua espulsione nel 1785. Anche se di volta in volta Hokusai studiò stili diversi, egli mantenne da allora in poi la sua indipendenza stilistica. Per un certo periodo visse nella povertà estrema, e, anche se deve aver guadagnato delle somme che potrebbero avergli assicurato un minimo di benessere, rimase povero, e alla fine della sua vita si descrisse orgogliosamente come un contadino. Fu un attento studente fino alla fine della sua lunga vita, come postfazione a quello che sarebbe stato il suo ultimo incompiuto lavoro e testamento spirituale, la raccolta Cento vedute del monte Fuji, scrisse: "Dall'età di sei anni ho la mania di copiare la forma delle cose, e dai cinquant'anni pubblico spesso disegni, tra quel che ho raffigurato in questi settant'anni non c'è nulla degno di considerazione. A settantatré ho un po' intuito l'essenza della struttura di animali ed uccelli, insetti e pesci, della vita di erbe e piante e perciò a ottantasei progredirò oltre; a novanta ne avrò approfondito ancor più il senso recondito e a cento anni avrò forse veramente raggiunto la dimensione del divino e del meraviglioso. Quando ne avrò centodieci, anche solo un punto o una linea saranno dotati di vita propria. Se posso esprimere un desiderio, prego quelli tra lor signori che godranno di lunga vita di controllare se quanto sostengo si rivelerà infondato. Dichiarato da Manji il vecchio pazzo per la pittura." Il Maestro muore dopo una breve malattia il 10 maggio 1849, il breve haiku scritto sul letto di morte recita: "Hitodama de, yuku kisanji ya, natsu no hara", (anche se come un fantasma, me ne andrò per diletto per i prati estivi).

Fonte: Wikipedia

Ossessioni ( Paura di Morire )

Un buon DAPpista non si può far mancare ossessioni varie, il mio primo attacco di panico scaturì in me la più grande ossessione e la più difficile da debellare non avendo i mezzi e le conoscenze per farlo: la paura di morire, e nello specifico la paura di morire di infarto. Esatto, il mio primo attacco di panico si manifestò come la maggior parte degli attacchi con forte tachicardia, dolori al petto, secchezza e amarezza in bocca dolore al braccio destro e alla spalla, quindi, di conseguenza, nella mia mente impreparata come un bell'infartone. Oggi magari riesco pure a scherzarci sopra ma al tempo ero ossessionato dalla morte e dallo stato di salute del mio cuore, non riuscivo a fare nulla senza pensare che fossi sull'orlo della morte e il mio corpo di certo non mi aiutava dandomi continui sintomi di dolori al petto e al braccio destro. Analisi, elettrocardiogrammi, visite mediche, nulla riusciva a calmarmi, medicine omeopatiche, psicologia, nulla... Un anno con questo pensiero non è facile e conosco gente che ne soffre per decine di anni senza riuscire a fare nulla. Poi, un giorno dove l'ansia si faceva meno sentire, mi sono deciso a mettere alla prova il mio corpo per vedere se veramente stava morendo, mi sono messo la mia bella tutina le mie belle scarpine e sono andato a correre; il primo giorno ero nel panico totale cercavo di passare dove la gente mi poteva vedere in modo che se mi fossi sentito male qualcuno mi avrebbe salvato, poi i giorni successivi mi sono fatto coraggio e ho cominciato a passare per zone dove le persone non passano neanche per errore e dopo un anno di corsa, ancora continuo a correre senza essere morto. Oggi non ho più paura di morire sono un buon corridore, vado in palestra e solo la consapevolezza di avere un corpo sano mi da serenità, non cercate aiuti esterni per cose che solo voi potete sconfiggere, è veramente dura i primi tempi ma ce la potete fare con la sola vostra forza di volontà.

P.S. questa l'ho sconfitta ma ne ho altre da raccontare... al prossimo post ;)

martedì 19 agosto 2008

Incomprensioni

"Che guaio non capirsi, uno spreco assurdo di materia prima pura, un inquinamento sgarbato al buon senso. Peggio se i pensieri dei due incomprendenti erano magari collimanti e potevano armonizzarsi. La prima regola dell’amore è proprio la volontà di amare, cioè la determinazione a difendere con attenzione e metodo, con forza e volontà i propri sentimenti migliori che sono dedicati all’altro. Per affermarli con positività. Le incomprensioni vengono dalla fretta, dall’egoismo, dall’arroganza, dalla testardaggine, dalla stupidità, dalla superficialità. Tutti ingredienti del non amore; l’amore non ammette fretta, egoismo, arroganza, testardaggine, stupidità, superficialità. Quando ci innamoriamo dobbiamo stabilire una regola che scatta automaticamente; quella della prova del nove, per evitare malintesi e doppi sensi: chiediamo almeno tre volte perché e nel dubbio assolviamo. Poi ho scoperto un altro segreto. Dimentichiamo in fretta quasi tutto e ricordiamo bene poche realtà, per dedicarsi con nitidezza a quello che conta veramente. Non costruiamo teatrini che esistono solo nella nostra mente che ci è scappata di mano. Parlare è il metodo migliore per essere sempre al corrente di tutto e aprirsi allo scoperto; parlare evita la incomprensioni solo se l’estensione del dialogo è a tutto campo. Cercate il dialogo, non accettate un monologo; se l’altro non parla o parla meno è egoista, non sa amare."

Fonte: LA RETE

Serenità

Ci sono momenti dove tutti i problemi sembrano scomparire, l'altro ieri non sono riuscito quasi a dormire mentre questa notte è stata come tante altre notti senza ansie e paure, senza dover stare per forza abbracciato con mia moglie per sentirmi sicuro. Abbassare la guardia per un giorno felice? Non fatelo mai, è proprio il momento adatto per essere colpiti duramente, vivetelo come una tregua ma sempre con attenzione. Il mio errore più grande è stato quello di pensare che fosse tutto finito dopo sei o sette mesi senza alcun problema e poi una sera di luglio mentre guardavo uno stupido film su un serial killer è ricominciato tutto. Guarire si può ma un passo alla volta.

lunedì 18 agosto 2008

Frase

Navigando ho trovato questa frase detta da un omeopata:

non giudicare le emozioni,
quando tieni represse tristezze e rabbia per molto tempo quello che può emergere può essere spaventoso per noi che lo viviamo.

Le ossessioni quotidiane sono solo l'autodifesa che la nostra mente crea per esorcizzare le nostre paure.

Mi raccomando niente panico

Esperienza

Soffro di DAP da circa un anno e mezzo, ho provato un pò di tutto, farmaci omeopatici, sedute psicoanalitiche ma credo che per ora l'arma migliore sia l'esperienza. Il nostro cervello ci sottopone a prove ben più dure degli altri e questo bagaglio di esperienza ci permette di avere in mano la situazione quando la cosa sta sfuggendo al nostro controllo, ricordate il primo attacco di panico? è sempre il più spaventoso ed è quello che ci segna per la vita, quelli successivi ci impauriscono di meno perchè sappiamo ormai da cosa provengono. Ruscire a gestire la paura ci permetterà di vivere meglio, non di guarire magari, ma sicuramente raggiungeremo una consapevolezza del problema che ci farà stare più sereni. Un consiglio che vi posso dare è di non tamponare la prima difficoltà con i farmaci, altrimenti rischiate di non accumulare esperienza e di portarvi dietro la paura per anni.

Notte

Quando cala la notte si sveglia il panico, non so da cosa dipenda ma leggendo qua e la in rete ho visto che quasi per tutti il momento peggiore della giornata è la sera. Non riesco ancora a gestire bene le sensazioni che provo durante la notte prima di addormentarmi, forse dipende dal fatto che in certe ore si è veramente soli, quando tutti dormono beati noi siamo li come coglioni a rimuginare sul nostro stato e su come non farci sopraffare. E' una guerra che riomincia ogni sera e non è facile prendere sonno quando si a paura. Per ogni momento della giornata occorre una diversa strategia, ma siamo persone o signori della guerra?

domenica 17 agosto 2008

Tristezza

Sconfiggere la tristezza è fondamentale, sto passando un periodo dove vengo assalito da pensieri spaventosi e non riesco a pensare ad altro che andarmene via dalla mia città, dalla solita routine quotidiana e dalla solitudine che spesso provo standomene a casa da solo. Purtroppo, o per fortuna come direbbero in molti, faccio un lavoro che mi porta via solo poche ore al giorno e avendo molto tempo libero disponibile spesso mi ritrovo senza fare nulla e questo è veramente pericoloso per gli stati depressivi. Il tutto naturalmente sfocia in ossessioni e compulsioni ( DOC, disturbi ossessivo compulsivi ) e trovare occupazioni varie ( come scrivere ) serve a tenere la mente libera. Quando vi sentite ossessionati da qualcosa, non fatevi prendere dalla paura, se sapete riconoscere il fatto che ciò che pensate non è sensato e che certi gesti non faranno mai parte del vostro essere, state pure tranquilli che non lo farete mai... un Ossessione non è un Desiderio.
Occupatevi la mente sempre, non con stronzate ma con cose costruttive, scrivete, fate sport, parlate con gli amici, cose di questo genere insomma. Buona fortuna ;)

Perchè

Ho deciso di scrivere questo diario cercando di far capire lo stato d’animo con cui noi “infetti” da DAP ( Disturbi di Ansia e Panico ) viviamo ogni giorno e personalmente come provo a sconfiggerlo senza farmi sopraffare dalla paura. Non intendo spiegare scientificamente cosa accade nelle nostre menti perché tutto quello che leggete in giro non si avvicina minimamente a quello che realmente si prova durante un attacco di panico o di ansia ma cercherò di farvi capire cosa ci frulla in testa, cosa si smuove e quali paure riusciamo a creare. Di sicuro quello che scriverò sarà più utile a chi ne soffre che a chi vuole solo capire di cosa si tratta ma nulla vieta di provare cosa significa essere noi.